martedì, Ottobre 8, 2024
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Disegnare è un atto di fiducia

Ecco perché chiunque dovrebbe saperlo fare

Riconosciamo che una mela e una banana appartengono alla stessa categoria: sono entrambe frutti, anche se hanno forme diverse e non si somigliano l’una all’altra. Al contrario, consideriamo una mela e una palla da baseball fondamentalmente diverse, anche se sono simili nella forma.

Eric R. Kandel

Ampliando Kandel, se da una parte suddividere il mondo per categorie ci è utile a razionalizzare, dall’altra può farci elaborare frettolosamente la realtà.

La memoria che abbiamo del mondo, infatti, rema contro alla comprensione della realtà così com’è. Ognuno di noi ricorda benissimo come è fatto un albero, ma è impossibile, se non ce l’abbiamo davanti, riuscire a coglierne i dettagli. Ancora più difficile è cogliere le differenze tra un albero e l’altro: in cosa si differenzia un albero di noce da una quercia?

L’arte del disegno è una delle possibili strade da percorrere per capire la realtà attraverso la sua riproduzione.

Le nostre funzioni verbali incrementano con l’apprendimento di lettura e scrittura: grazie alle parole definiamo il mondo e ciò che rappresenta. Albero, casa, occhio, bocca.

E’ importante, ai giovanissimi alunni, trasmettere il messaggio che non impariamo a leggere e scrivere per diventare tutti poeti, ma per esercitarci a pensare. Sarà la nostra capacità di analisi e di pensiero ad accompagnare le nostre scelte per tutta la vita, in ogni campo.

Sara Spizzichino

Come disse il linguista Tullio De Mauro, siamo in grado di formulare pensieri complessi sulla base della quantità di parole che conosciamo. La parola è il mezzo con cui esprimiamo il pensiero ma anche le nostre emozioni, sebbene queste ultime a volte siano difficili da descrivere verbalmente.

Ma nell’apprendimento di questo caposaldo indiscutibile che è la parola, che fine fanno le nostre funzioni visive? Come raffinare, ad esempio, il nostro occhio ecologico, che ci consente il movimento negli spazi del mondo? Non è forse un’abile valutazione spaziale tra i pali della porta da calcio, quella che consente a un bravo calciatore di fare gol? E non è forse la stessa funzione, che al bravo portiere fa parare il pallone?

Disegnare incrementa il pensiero visivo intorno alle cose e non è affatto necessario essere artisti per saperlo fare.

C’è un ostacolo dietro l’apprendimento del disegno, ed è che ognuno di noi ricorda bene come è fatto un albero per poterlo disegnare. Ne risulta spesso una riproduzione ottimizzata, che va benissimo comunque allo scopo di comunicare con gli altri, ma certamente non analizza l’albero nella sua specificità.

E magari possiamo pensare di non avere predisposizione al disegno, di non avere talento perché tutto ciò che disegniamo risulta stilizzato, non realistico. La chioma che andamento ha? La corteccia è ruvida o liscia? Quanto è lungo il tronco, rispetto alla chioma?

Questa difficoltà non è per scarso talento, ma perché ricordiamo non come è fatto un albero, ma come è fatta l’immagine di un albero. Sarà quell’immagine che io ricordo e non quella che vedo davanti ai miei occhi, che andrò a disegnare con una buona dose di frustrazione.

Sara Spizzichino

Tra i vari saperi, il disegno è uno strumento privilegiato per l’indagine sulla realtà, soprattutto quando questa non è chiarissima agli occhi. Disegnare ci mette davanti al qui e ora e ci sottopone continuamente a una valutazione oggettiva della realtà.

Quante volte non ci siamo sentiti in grado di valutare fatti e situazioni, perché qualcosa, non ci permetteva una lettura oggettiva delle cose? Il disegno ci aiuta ad assumere un atteggiamento il più onesto possibile con ciò che osserviamo. Disegnare è un atto di fiducia perché per capire la realtà, bisogna fare una differenza tra ciò che vediamo e ciò che sappiamo delle cose.

Esiste un conflitto tra vedere e credere, che nasce da una scarsa fiducia nel nostro sguardo. Un medico che si affida al primo test visivo per formulare una diagnosi, compie un atto di fiducia in ciò che osserva. Mentre si disegna si affrontano fasi molto diverse :”Sono davvero certa di questa inclinazione? Sono sicura che la realtà si manifesti in modo tanto incredibile?”

Senza fiducia non possiamo comprendere davvero la realtà, ma soltanto rielaborarne la sua manifestazione incrementando il mondo di immagini e pregiudizi.

Un po’ come oggi accade sui social, dove molti di noi mostrano una versione più realizzata e appagante di se stessi. Fornendo ad una platea di osservatori un corollario di simboli circoscritti ad una bella casa, un’auto di lusso o un amore perfetto. Icone che ci fanno illusionisticamente credere alle immagini fornite, al posto della realtà. Incrementando il pensiero dicotomico che la realizzazione abbia poche strade per essere raggiunta, e che tutte queste strade siano mostrate nelle foto filtrate dei feed. Il rischio che si corre è di sentirsi fuori posto davvero con niente, ma per fortuna esiste il disegno a farci esercitare il pensiero flessibile.

Mark Twain sosteneva che non possiamo fare affidamento ai nostri occhi con un’immaginazione fuori fuoco. Disegnando si oscilla tra certezze, false certezze e incredulità. Si patteggia con la mente che ha due modi per processare le informazioni del mondo: verbale e visivo. Disegnare ci fa andare oltre la parola come unico modo per definire la realtà, facendoci spalancare lo sguardo sulle forme del mondo.

Osservazioni lunari, Galileo Galiei, 1609, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale

L’intelligenza visiva e il disegno furono determinanti anche per Galileo, che nel 1609 eseguì dei bozzetti per studiare le fasi della luna. Realizzò così la prima raffigurazione realistica della luna nella storia. Elaborò che la luna non aveva una forma perfetta come si credeva fino a quel momento, ma era costellata di tubercoli, crateri e maree. Se ne accorse perché le ombre sulla luna variavano in base alla differente incidenza della luce del Sole, sulla sua superficie.

Non fu una scoperta importante soltanto scientificamente, ma anche perché la luna non era più ciò che era sembrata in apparenza, fino a quel momento.

Dove l’immagine simbolo che dominava era quella di una sfera perfetta e come tale, priva di imperfezioni, Galileo ha messo dietro alla parola luna e a ciò che questa parola simboleggiava, ciò che la essa era veramente.

Se per un attimo ci allontaniamo dalla falsa idea di concretezza che ci dà la parola, possiamo vedere le cose per come sono. Disegnare destruttura icone, pregiudizi e false percezioni: come affermava Goethe :”Solo ciò che ho disegnato, ho veramente visto.”. Non è ultima la Regina Elisabetta II del Regno Unito, che sul suo popolo sosteneva “Affinché possano credermi, devono vedermi.”

Paesaggio italiano, Johann Wolfgang von Goethe

Il tema della realtà tra percezione e interpretazione trascende l’esclusivo discorso artistico: possiamo finalmente iniziare a considerare una concezione complessa e sistemica del sapere. Settorializzando il meno possibile ogni disciplina, possiamo aprirci alle possibilità e alla cooperazione di diverse intelligenze per risolvere creativamente questioni complesse.

Romolo Righetti, uno psichiatra che negli anni ’30 esercitava al Complesso di Santa Maria della Pietà di Roma, ritrasse i pazienti. Comprese qualcosa che per l’epoca fu rivoluzionario: che ognuno nella fragilità è diverso dall’altro. Diverso, nonostante la vita in manicomio volesse i pazienti tutti uguali e catalogabili in base alla patologia.

Il disegno favorisce il pensiero complesso, che accetta la variabilità delle cose, della luce, della realtà

Accoglie che non tutto possa esser disegnato – come le onde del mare secondo Ruskin -, perché esiste l’inafferrabilità delle cose. Complesso perché flessibile, che cambia in base al variare degli elementi aggiunti sul foglio, ed è continuamente vulnerabile alla modifica.

Superare il simbolo può far emergere una nuova iconoclastia che non disprezza le “immagini”, ma ne prova continuamente la loro veridicità. Una percezione più consapevole e fiduciosa di noi stessi nel mondo, e del mondo in sé.

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Sara Spizzichino
Sara Spizzichino
Artista visiva di formazione accademica, studia all’Accademia di Belle Arti di Roma ed è borsista a Parigi all’École Nationale Supérieure Des Arts Décoratifs. Considera il disegno uno strumento di comprensione e alterazione della realtà: disegnare è una sorta di transazione psicologica dove mente, occhio e mano discutono una trattativa. Propone una visione sistemica e flessibile del disegno, complesso e interconnesso ad ogni sapere.

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