Due immaginari che si ispirano a vicenda grazie alla figura dello stylist
Quando immaginiamo il connubio tra moda e musica la nostra mente si riempie automaticamente di tante immagini. A seconda della nostra generazione di appartenenza vengono rievocate icone rock, talvolta pop, talvolta punk o di altro genere che si sono distinte per un’immagine forte. Elvis Presley, Prince, Freddie Mercury, Chet Baker: artisti estremamente riconoscibili.
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Ognuno di loro si è servito della moda come estensione del proprio immaginario musicale. Hanno influenzato per anni i fashion trends, invogliando il proprio pubblico ad esprimersi attraverso colori, tessuti e fit differenti.
Menzione speciale ad una figura che ha rivoluzionato il mondo della moda e liberato da molti paletti il lifestyle inglese: Vivienne Westwood (qui articolo sulla stilista britannica). La sua dirompenza, genialità e visione hanno dato vita al punk, commistione di ribellione e resistenza incarnata alla perfezione dai Sex Pistols.
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Impossibile dimenticare i fenomeni degli anni ‘90 che hanno dato vita ad un numero di stili differenti ed intramontabili. Le Spice Girls, il cui “Spiceworld” ha compiuto 25 anni proprio lo scorso 2021, sono state pioniere delle famose platform shoes, le scarpe dalla extra suola che danno un effetto un pò Bratz. D’altronde basta guardare i costumi ed il make up della serie tv Euphoria per ritrovare uno sguardo fortemente rivolto a questi anni.
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Kurt Cobain è stato invece definito un’icona “accidentale” . I giovani di tutto il mondo ricercavano gli occhiali da sole ovali di Christian Roth da abbinare a jeans strappati, camicie di seta, t-shirts stampate. Si è assistito alla nascita del grunge.
Ma non è finita qui perché negli anni 2000, con il rafforzarsi del pop, Britney Spears ha dettato le regole del vestiario di tante ragazze. Mentre anni dopo, Lady Gaga ha reso i suoi outfit socialmente e politicamente schierati.
Il mondo odierno, per molti versi più complesso del passato, non poteva mancare di altrettante icone fondamentali. Tra queste occorre citare FKA Twigs, regina dell’Afrofuturismo e dell’R&B. Antico Egitto, cultura black e resistenza sono tre concetti strettamente legati al suo immaginario. Immaginario molto simile a quello di Mahmood, cantautore italiano che con testi e melodie mescola le sue radici e le sue esperienze con uno stile genderless.
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La scena rap e trap, invece, sta rielaborando continuamente l’hip hop, contaminando questo stile con tante tendenze differenti, esattamente come accade in ambito musicale.
Ci sono davvero tantissimi personaggi rappresentativi di questo forte legame, come Rosalia, Dua Lipa (attualmente musa di Mugler), Harry Styles, Achille Lauro, Billie Eilish, i Maneskin, l’intero universo della Machete Crew, la casa di produzione che sta dando al fashion system un grande esempio grazie allo stylist Simone Furlan.
Nonostante gli infiniti esempi dei rapporti tra questi mondi, la figura dello stylist ha lottato per essere riconosciuta. L’importanza di una persona con una sensibilità tale da trasformare in linguaggio estetico una personalità e/o un genere musicale è innegabile. Eppure non è tuttora regolamentata o rispettata come meriterebbe, rendendo il lavoro da freelancer precario e stressante. Spesso è sottovalutata la mole di conoscenza del fashion heritage che è necessaria per coniugare linguaggi così differenti.
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Per far conoscere meglio il misterioso ruolo dello stylist agli studiosi e profani della moda, Susanna Ausoni e Antonio Mancinelli hanno scritto il libro L’Arte dello Styling.
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