La simbologia nella civiltà greca arcaica che vede come protagoniste Artemide e l’orsa, è rappresentata nel mito di Callisto.
Artemide è divinità legata all’amore virginale e alla fecondità. L’orsa è l’animale che oscilla tra la ferocia tipica delle fiere e l’ostinato senso materno con cui difende i suoi cuccioli.
Anche Pieter Paul Rubens narra il mito in un dipinto del diciassettesimo secolo, Diana e Callisto, datata 1616.
La ninfa Callisto cacciava insieme ad altre compagne al seguito di Artemide, a cui aveva votato solenne castità. Come accaduto a molte altre belle fanciulle nel mondo della mitologia classica, Zeus si innamorò di Callisto e si unì a lei con l’inganno, assumendo le sembianze della stessa Artemide. Hera, scoperto il tradimento, scaglia la sua ira contro la ninfa ma Artemide per proteggerla trasforma Callisto in un’orsa.
Nasce in questo modo il primo mito saffico insieme a quello di Ifi, narrati entrambi dal poeta Ovidio nelle Metamorfosi (trovi il testo qui).
Secondo la tradizione romana invece, Callisto non riuscì a nascondere la gravidanza frutto del chimerico incontro con Giove. Infatti un giorno, dopo aver rifiutato di bagnarsi per l’ennesima volta, le sue compagne le sfilarono le vesti. Diana scoprì il suo segreto e adirata mutò la bella ninfa in un’orsa.
L’orsa nell’educazione delle fanciulle ateniesi
L’orsa ritorna in numerose altre storie, in molteplici forme ed è parte integrante dell’educazione prepuberale delle fanciulle ateniesi in età arcaica.
Sulla costa orientale dell’Attica, a Brauron, sorgeva un santuario dedicato al culto di Artemide Brauronia. Ogni quattro anni alcune fanciulle ateniesi di età specifica venivano scelte per partecipare al rito dell’Arketia. In questa occasione vestivano di color giallo zafferano e si comportavano da orse, come riportano varie fonti, tra cui una glossa della Suda, un lessico bizantino del X secolo:
Marco Giuman, professore ordinario di Scienze dell’Antichità presso l’Università di Cagliari, nel suo libro La dea, la vergine, il sangue. Archeologia di un culto femminile traccia un meraviglioso, attento e curioso fil rouge tra l’orsa, il femminile e l’archeologia.
Egli analizza la correlazione attraverso le fonti antiche e gli studi contemporanei come quello pubblicato dalla dottoressa Lily Kahil nel 1977, Antike Kunst nel quale l’esperta archeologa analizza tre anfore attiche a figure rosse (krateriskoi) che sembrano raffigurare proprio il rito dell’Arkteia.
Molti altri riti e molte altre simbologie si celano dietro le fonti, i dipinti e le sculture del mondo antico. Questi conservano il potere di rivelarci le nostre origini e com’era il mondo prima di noi. Come possiamo scoprirlo e come possiamo preservare il passato? Leggendo, scoprendo, ricordando.
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